CAPITAN SPAVENTA

La
storia e la fortuna del personaggio di Capitan Spaventa di Vall'Inferna è
indissolubilmente legata alla figura del suo creatore e interprete
Francesco Andreini (1548-1624). Andreini entrò nella Compagnia dei Gelosi già sul
finire del Cinquecento, sposò Isabella e con lei recitò per diversi anni
in
Italia e in Francia riscuotendo ovunque un grandissimo successo. Ci lasciò
anche una raccolta di generici, "Le bravure di Capitan Spaventa", contenente
alcune
scene dalle quali emerge il carattere del suo personaggio. Di lui
egli dice "io mi compiacqui di rappresentare nelle commedie la parte del
milite superbo, ambizioso e
vantatore". In realtà il personaggio da lui
ideato è un uomo colto e raffinato, per nulla vanaglorioso come Capitan Matamoros, ma piuttosto poeta e sognatore,
che fatica a mantenere la
distinzione fra fantasia e realtà. Il suo aspetto è composto ed elegante,
così come nobili e curati sono i suoi abiti. Solitamente indossa
un vestito
a strisce colorate, completato da un cappello ad ampie tese adorno di piume.
Completano l'abbigliamento lunghi baffi e un grande naso,
mentre la lunga
spada, con la quale sa essere temerario, gli pende smisurata su un fianco. |
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CASSANDRO
Cassandro appartiene alla serie dei "vecchi", come Pantalone e Zenobbio. La
sua origine è incerta, tuttavia abbiamo testimonianza della sua presenza già
nella
Compagnia dei Gelosi, dov'era interpretato dell'attore Gerolamo Salimbeni. Il suo ruolo nelle commedie è quello di ostacolare l'amore dei
giovani, di impedirne il
matrimonio per le più diverse ragioni, ponendosi
spesso come rivale del figlio. Poco sappiamo del suo costume originario. Nel
corso del Settecento, durante il quale il
personaggio godette di una certa
fama soprattutto in Francia, la sua fisionomia si definì con precisione.
Nelle immagini dell'epoca viene raffigurato come un vecchio dalla
faccia
rubizza, con gli occhiali appuntati sul naso e una parrucca giallastra in
testa. L'abito è di foggia settecentesca, col tricorno e lacanna, mentre
spesso
porta in mano l'orologio o la tabacchiera. |
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COLOMBINA

Colombina è di sicuro la più famosa fra le servette e forse anche una delle
maschere più antiche. Già dal 1530 abbiamo notizia di un personaggio con
questo
nome nella Compagnia degli Intronati, una delle più importanti fra
quelle dei Comici dell'Arte. Solitamente Colombina viene caratterizzata come
una giovane arguta,
dalla parola facile e maliziosa. Spesso non ricopre un
ruolo di protagonista nella commedia, ma, abile a risolvere con destrezza le
situazioni più intricate, ha una parte
importante nell'economia dello
spettacolo. Colombina veste un semplice abito cittadino di colore chiaro,
con un grembiule colorato e una cuffietta portata
di traverso sul capo. Fra
le attrici che la impersonarono si ricordano Isabella Biancolelli Franchini
e Caterina Biancolelli, entrambe vissute nel 1600 e,
ai giorni nostri Narcisa Bonardi, interprete di molte colombine strehleriane. |
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COVIELLO

L'origine di questa maschera risale alla fine del Cinquecento, diffuso
soprattutto nell'Italia Centro-meridionale, dove è noto con il cognome di
Cetrullo Cetrulli,
Ciavala, Gazzo o Gardocchia. Coviello, diminutivo di
Iacoviello (Giacomino), non ha solitamente un ruolo ben definito né stabile:
a volte è stupido, altre rude bravaccio,
taverniere intrigante, servo
sciocco, mite padre di famiglia, a seconda delle esigenze della commedia e
delle caratteristiche dell'interprete. Anche il suo aspetto
non è sempre
costante. In alcune incisioni del Seicento di Francesco Bertarelli viene
raffigurato con lunghi pantaloni attillati allacciati sui fianchi, un
corpetto aderente
e una corta mantella. Indossa anche una maschera con un
naso enorme sopra il quale poggiano degli occhiali smisurati. Elemento
costante anche un mandolino.
Fra gli interpreti che portarono questo
personaggio alla notorietà si ricordano Ambrogio Buonomo, Gennaro Sacco,
Salvator Rosa, Giacomo Rauzzini. |
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DOSSENO
Personaggio proveniente dalla tradizione latina della fabula atellana (farsa
popolare, originaria della città di Atella, irriverente e sboccata,
caratterizzata dalla presenza
di tipi fissi, fortemente caratterizzati
nell'aspetto e nel comportamento), Dosseno deve il suo nome ad una
caratteristica fisica, la gobba, che risponde anche ad un
atteggiamento
dell'animo. La gobba era segno di malizia e abilità nel raggiro, nella
truffa. Ladro, avido e imbroglione, giovane o vecchio che sia, Dosseno viene
sempre
rappresentato come brutto e goffo, facile alle battute grossolane e a
lunghi discorsi da ciarlatano. |
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